giovedì 15 novembre 2007

Mettiamo in comune le risorse!!!

Cari amici, penso che sarebbe utile mettere in comune le risorse, p. es. bibliografiche. Vi mando un primo piccolo elenco relativo a "Mazzini e Roma", con l'indicazione della biblioteca (a me più comoda) in cui si trova il testo.

Della Peruta, Franco, Petroni e Mazzini, Milano, Tip. A. Cordani, 1989,estr. da: Il Risorgimento, a. 41, n.2 (gen. 1989) - Biblioteca dell'Istituto della enciclopedia italiana Giovanni Treccani -Roma

Giuseppe Petroni, dallo Stato pontificio all'Italia unita, a cura di Romano Ugolini e Vincenzo Pirro, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1991, Atti del Convegno tenuto a Terni nel 1989 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II – Roma.

Lettere di Giuseppe Mazzini a Giuseppe Petroni, 1870-1872, a cura di Franco Della Peruta, Milano, Feltrinelli Editore, [1962?],estr. da: Annali dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli, a. 5., 1962 .

Gli inconciliabili eroi: lettere di Mazzini e Garibaldi a Petroni, prefazione di Giovanni Spadolini, Roma : Dalia, 1987 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II – Roma.

Calleri, Salvatore, Giuseppe Mazzini e la Roma del popolo : la Repubblica Romana del 1849: saggi e documenti / Salvatore Calleri; prefazione di Giuliana Limiti, [S.l., s.n.], pref. 2000 - Biblioteca della Fondazione Marco Besso.

Mazzini a Roma, pubblicato per cura del Municipio di Roma nel cinquantenario della morte di Giuseppe Mazzini, 10 marzo 1922, Roma, Tip. F. Centenari, 192 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea – Roma.

Ghisalberti, Alberto Maria, Roma da Mazzini a Pio 9: ricerche sulla restaurazione papale del 1849-1850, Milano. Giuffrè, 1958 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea; Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II – Roma.

Jannone, Giovanni, Giuseppe Mazzini e il disegno d'un colpo di mano su Roma, Roma, Rassegna Nazionale, 1920; estratto dalla Rassegna Nazionale - fasc. 1[ Maggio 1920].

Valeri Ferretti, Anna Maria, Catalogo della Mostra mazziniana al Museo centrale del risorgimento, [S.l.], Istituto per la storia del risorgimento italiano, [1974?]; estr. da: Rassegna storica del risorgimento, a. 61, fasc. 1 (gennaio-marzo 1974) - Biblioteca di storia moderna e contemporanea – Roma.

Mazzini, Giuseppe, Gloriosi ricordi della conquista di Roma: una lettera di Giuseppe Mazzini a Adelaide Cairoli, [S.l. : s.n., dopo il 1830]; estr. da: Illustrazione popolare, giornale della famiglia - Biblioteca della Fondazione Marco Besso – Roma.


Saffi, Aurelio, Mazzini e Roma nel 1849, Rimini, Tipografia Albertini e C., febbraio 1882.

Mazzini, Giuseppe, Lettera di Giuseppe Mazzini ai buoni in Roma: Fratelli, [S.l. : s.n., 1848] - Biblioteca di storia moderna e contemporanea – Roma.

Risposta del popolo di Roma all'indirizzo dell'ex triumviro Giuseppe Mazzini: febbrajo 1850, [S.l. : s.n., 1850] - Biblioteca di storia moderna e contemporanea – Roma.

Mazzini, Giuseppe, Il Comune e l'Assemblea; opuscolo riprodotto dalla Roma del popolo con proemio dell'autore, Roma : Tip. Rechiedei e Ripamonti, 1871 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea – Roma.

Lodolini, Armando, Luigi Pianciani e il grosso esercito mazziniano del Risorgimento: note biografiche su Luigi Pianciani, Roma : Società anonima tipografica Castaldi, 1927; estratto da "Il patto nazionale", A. VI, S. II, 1927, fasc. 10-12 - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma – Roma.

MONICA CALZOLARI

4 commenti:

Monica ha detto...

Cari amici, vi allego un estratto dall'e-book

Storia e immaginario storico nella rete e nei media più tradizionali di Matteo Sanfilippo.

A me interesserebbe discuterne con voi:


Introduzione

Due anni di seminari sulla cultura digitale e alcuni esperimenti di insegnamento multimediale mi hanno ovviamente convinto delle potenzialità didattiche delle nuove tecnologie. Tuttavia hanno pure confermato quanto suggeriva anni fa Bruce Sterling. Durante un seminario del Centro Studi Americani di Roma, lo scrittore aveva dichiarato di avere sulla scrivania più potenza tecnologica di quella a disposizione di Eisenhower al momento dello sbarco in Normandia e tuttavia di temere che quell'arsenale non fosse sufficiente a promuovere una vera rivoluzione culturale. Grazie ad esso gli intellettuali potevano diffondere più rapidamente le proprie opere e farle leggere anche al di fuori dei canali commerciali tradizionali. Grazie ad esso era possibile informare la cittadinanza, scavalcando i tradizionali monopoli mediatici. Ma, continuava Sterling, il progressivo allargarsi della rete e l'aumento dell'offerta informativa avrebbero aumentato la confusione del cittadino desideroso di sapere. Per quest'ultimo sarebbe divenuto sempre più difficile capire cosa valesse veramente la pena di leggere sullo schermo e dove cercare le notizie utili. Perciò Sterling riteneva che solo i grandi monopoli avrebbero alla fine beneficiato dell'espansione del Web e dell'innovazione tecnologica, poiché erano gli unici ad avere le disponibilità economiche per perimetrare la rete e per rendere sempre disponibili i propri prodotti. Lo scrittore concludeva che ci si trovava di fronte a una situazione nuova, ma in fondo analoga a quanto accaduto quando si erano affermate la radio e la televisione. Aggiungeva inoltre che agli intellettuali si apriva una nuova professione, anzi una nuova funzione: quella di redigere mappe e guide che permettessero la navigazione nei settori in cui l'informazione era libera da monopoli.

Il discorso di Sterling era un po' vago, come spesso accade con gli autori americani: non era chiaro cosa fosse un intellettuale (uno scrittore? un esperto della rete? un produttore di controinformazione?) e soprattutto il discorso sui monopoli finiva per non precisare chi fossero realmente i nemici della libertà.
In compenso, negli anni successivi a quell'incontro, la previsione sulle conseguenze negative dell'aumento d'informazione si è rivelata sin troppo vera.
Ovviamente essa non era del tutto nuova: è infatti una vecchia acquisizione delle teorie della comunicazione l'idea che un eccessivo "rumore di fondo" impedisca di cogliere il messaggio. Tuttavia Sterling non parlava di rumore, quanto dell'impossibilità di scoprire alcuni indirizzi senza l'aiuto di esperti.
In pratica diceva che il vero controllo non era sulla produzione, ma sulla distribuzione e sull'accesso all'informazione, anche a quella gratuita. La questione ha evidenti conferme in Italia, un paese avanzato pur essendo ai margini del capitalismo internazionale: ormai non è difficile creare sul Web un sito, un giornale, una radio, una televisione, oppure pubblicare un e-book o un cd; il problema è farli conoscere. In alcuni casi tali difficoltà sono conseguenza di strategie censorie, in altri di comuni pratiche di mercato e in altri ancora sono dovute soltanto all'enorme espansione dell'industria informativo-culturale. Il Web si espande più rapido delle galassie; la carta stampata divora foreste e tutti scrivono troppo; cd, dvd e videocassette intasano i nostri tavoli e i nostri scaffali. Alla fine tante informazioni ci sfuggono, proprio perché abbiamo troppe fonti a nostra disposizione.

Sembra dunque che l'unica funzione intellettuale rimastaci sia quella di mettere ordine in questa babelica confusione. E se questo è evidente da tempo nei settori che stanno più a cuore agli autori del digitale (i romanzi, il cinema, la musica, i fumetti e tutti i nuovi modi di espressione), ora sta divenendo essenziale anche nell'ambito della produzione storica in rete. Siti ed iniziative accademici si aprono a fianco di indirizzi amatoriali, spesso con esiti discutibili in entrambi i casi. L'offerta è grande, pur se di ineguale levatura, e i fruitori non sanno neanche quante e quali risorse siano a loro disposizione.

Dopo aver preso atto dell'avverarsi di parte delle previsioni di Sterling, ho iniziato nel 1999 a recensire siti, ipertesti e cd-rom su varie pubblicazioni di divulgazione storica e ho presentato i risultati delle mie escursioni nelle ore di lezione. Progressivamente, però, e lo si vedrà anche nei capitoli che compongono questo e-book, ho utilizzato i materiali della rete o quelli offerti da altra strumentazione digitale (cd-rom, dvd, e-book) non tanto per il loro valore didattico, quanto perché mettevano in risalto quale percezione un pubblico colto, come quello dei produttori e dei fruitori di siti ad argomento storico, avesse delle differenti epoche e dei personaggi della storia occidentale. Ho quindi usato il materiale in rete come documento da analizzare, oltre che come repertorio di dati o come strumento didattico. D'altronde non credo in una didattica che rinunci al momento analitico, né che un buono strumento didattico non meriti a sua volta di essere analizzato perché emblematico del suo tempo. Inoltre ho comparato siti creati con finalità accademiche e siti pensati come meri divertissements. Infine non ho separato la selva digitale dagli altri media o da altre forme di espressione. I fumetti, il cinema e soprattutto i libri sono così entrati a far parte del mio orizzonte di riflessione. In particolare i libri sono stati sempre presenti, anzi alla base di ogni mio lavoro, anche di questo e-book, è il parallelo fra libri e siti o cd. Ritengo infatti che si debba contestare la tesi assai diffusa, ma straordinariamente falsa e soprattutto falsante, che situa il digitale nel regno dell'oralità o della visualità, se non dell'analfabetismo tout court. Il Web e in genere la produzione di rete rivelano una straordinaria continuità con l'universo alfabetico e sono in genere dominati e frequentati da persone di notevole livello culturale, se non accademico. Inoltre sono un eccezionale strumento di (ri)alfabetizzazione. Se ci rivolgiamo all'elaborazione storiografica in rete, vediamo che la maggior parte dei documenti sono dovuti a istituzioni universitarie (negli Stati Uniti gli indirizzi terminanti in ".edu" forniscono ottimo materiale storiografico e didattico), a grandi collezioni archivistiche (ne è un buon testimone il sito degli Archivi nazionali statunitensi: http://www.nara.gov) od iconografiche, a gruppi di ricerca internazionali. Persino gli indirizzi amatoriali ostentano una discreta conoscenza di quanto edito nel settore specifico, mentre i siti commerciali (attualmente in crescita) tengono sempre d'occhio la lista dei saggisti di successo.

Non è quindi possibile offrire una guida sulla storia in rete, senza incrociare le produzioni specificamente digitali con quelle più tradizionali. Tra l'altro proprio questo incrocio fa risaltare la nascita di nuove koiné storiografiche.
Un caso eclatante è quello che oggi vede l'avanzata del cosiddetto revisionismo storiografico. Senza affrontare analiticamente le caratteristiche di quest'ultimo, anche se meriterebbero una messa a fuoco meno sbrigativa di quella sinora accordatagli da estimatori e avversari, è importante rammentare come inizialmente sia stato un prodotto della stampa quotidiana e settimanale. Poi abbia teso a recuperare, anche a prezzo di patenti distorsioni, grandi maestri del passato recente, quali Renzo De Felice e François Furet. Infine si sia affermato in ambito accademico, soprattutto per una questione di ricambio generazionale, e oggi si riverberi dall'università ai quotidiani, dalla televisione alle videocassette, dai libri al Web. Simili percorsi hanno portato alla costruzione di un universo storiografico multimediatico assai complesso da analizzare, perché bisogna tener conto dei molteplici livelli di interazione e soprattutto del fatto che la catena di produzione presenta discontinuità di lavorazione e di linguaggio. Il De Felice volgarizzato da Pasquale Chessa in Rosso e nero (1995) non è lo stesso autore della ponderosa biografia di Mussolini edita da Einaudi a partire dal 1965), anzi appare in difficoltà nel trasformare in aforismi giornalistici le riflessioni nate da una ricerca di sì lunga vena. La sua impostazione risalta maggiormente nella Storia d'Italia in videocassette, redatta assieme ad altri studiosi, oppure nei cd-rom sul fascismo, curati da suoi allievi e nel 2001 allegati al settimanale "Panorama", e tuttavia in entrambi i casi, ma soprattutto nel secondo, è annacquata da esigenze in buona parte extra-accademiche.

In effetti un libro (e a maggior ragione un sito) universitario è un prodotto industriale, perché frutto di una tecnologia industriale (i programmi con cui è scritto al computer, gli strumenti con i quali è stampato), ed è rivolto a un mercato, ma il linguaggio e i modi con cui è redatto non sono per forza uguali a quelli di altri prodotti che pur sfruttano analoghe tecnologie e si rivolgono allo stesso pubblico. Non a caso sono pochissimi gli autori che sappiano mantenere uno standard uniforme operando attraverso media diversi. Tuttavia gli storici, anche i meno predisposti alle innovazioni tecnologiche e agli scambi mediatici, possono intrattenere fruttuose relazioni culturali con gli operatori di altri media o con scrittori e giornalisti di più facile vena: si pensi al solido legame tra Paolo Mieli e il citato De Felice (confronta al proposito la premessa a Paolo Mieli, Le storie la storia, Milano, Rizzoli, 1999).

Non so se riuscirò a rendere nel mio testo tutto lo spessore di questi molteplici incroci: il lettore deve quindi tenere sempre a mente, quale prima regola aurea, che tutte le asseverazioni e le ipotesi storiografiche, circolanti nel Web, riflettono qualcosa che è già stato scritto in un libro o mostrato in un film. (Non voglio aprire qui un altro fronte, mi limito perciò a rammentare solamente che secondo molti studiosi, il cinema è stato l'unico vero momento di riflessione storiografica del Novecento: cfr. Revisioning History. Film and the Construction of a New Past, a cura di Robert A. Rosenstone, Princeton, Princeton University Press, 1995, e Id., A History of What Has Not Yet Happened, "Rethinking History", 4, 2, 2000. pp. 183-192). È invece nuovo il tentativo della storiografia in rete di rendere la mutevole ricchezza della storia passata, giocando sulla multimedialità e quindi sulla resa di una più complessa archeologia del passato. Analizzerò nella seconda parte il sito dell'Università di Chicago, nel quale si dà conto (e spesso anche il testo) di tutti gli spettacoli teatrali visibili a Parigi negli anni della Rivoluzione. Sempre nell'ambito dell'offerta americana sono assai interessanti le proposte dell'Università dell'Indiana (http://www.indiana.edu/). Quest'ultima oggi ospita la versione in rete (a pagamento) del "Journal of American History" (/~jah/) e di "The American Historical Review" (/~ahr). La seconda mette a disposizione gratuitamente un ipertesto di Robert Darnton, grandissimo storico dell'illuminismo francese: An Early Information Society: News and the Media in Eighteenth-Century Paris. La base del lavoro è l'indirizzo presidenziale che lo stesso storico ha rivolto all'American Historical Association e che quindi è stato pubblicato nel febbraio 2000 su "The American Historical Review" (vol. 105, no. 1). Nella versione telematica al testo sono aggiunte immagini e soprattutto incisioni di canzoni d'epoca. Un meccanismo analogo è tentato dal "Journal of American History". L'appena citata versione on-line offre anche un "teaching package", composto da un articolo, già stampato sulla rivista, più la riproduzione di materiali del tempo. Così una serie di riproduzioni d'articoli e di vignette di giornali contestualizza Evolution for John Doe: Pictures, the Public, and the Scopes Trial Debate di Constance Arenson Clark , uno studio innovativo sull'attacco in tribunale all'insegnamento della teoria evoluzionistica nelle aule scolastiche americane.

Su questo tema non sono mancate le riflessioni, soprattutto nel campo della medievistica, almeno per quanto riguarda l'Italia. Nella prima parte di questo e-book tornerò sui contributi della rivista telematica "Reti Medievali" e sui saggi di Andrea Zorzi (ma di questi si veda intanto Medioevo preso in rete, aggiornato a maggio 2001 e con tutti i link necessari, all'indirizzo http://www.storia.unifi.it/_PIM/AIM/risorse.htm). Ricordo qui che Pietro Corrao, uno dei redattori della rivista, ha messo a disposizione sul sito dell'Università di Palermo un'Introduzione alle risorse di rete per la cultura medievistica http://www.unipa.it/~pcorrao/palermo.htm) che vale come premessa generale allo studio della storiografia in rete. Raccoglie infatti alcuni articoli (Abbatista, Criscione e Zorzi) sulle risorse per la storia e valuta i siti Web di alcune università americane (Cornell, Albany, Virginia, Purdue) dell'UCLA College Library e dell'Associazione Italiana Bibliotecari (quest'ultimo è per noi italiani ovviamente utilissimo, anche per fare ricerche su indirizzi esteri). Stima le capacità di due motori di ricerca (Google e
Altavista), di alcuni metaindici che facilitano il lavoro su un quadro molto ampio (ancora siti universitari americani, su alcuni dei quali ritornerò più oltre, ma anche l'Institute of Historical Research, WWW Virtual Library History,
History Links on the Internet), dei siti di riferimento per la medievistica (ma non solo) e di quelli iperspecializzati (Tous les savoirs du monde chrétien, per esempio, creato dalla Biblioteca nazionale francese), delle biblioteche e delle riviste con cataloghi e indici on-line, delle riviste elettroniche di storia.

La guida di Corrao può essere integrata dai link suggeriti da "Reti Medievali" (http://www.rm.unina.it/redazione), nonché, sul piano teorico, da Il documento immateriale. Ricerca storica e nuovi linguaggi, a cura di Guido Abbatista e Andrea Zorzi, "Indice dei libri del mese", maggio 2000 (edizione on-line: http://lastoria.unipv.it/dossier/), e Internet e il mestiere di storico.
Riflessioni sulle incertezze di una mutazione di Rolando Minuti, versione italiana on-line di un testo per le Presses Universitaires de France (http://cromohs.unifi.it/6_2001/rminuti.html).

Minuti in particolare insiste sul problema del "miraggio" delle risorse sul Web, cioè sul fatto che troppi sperano di trovare facilmente risposta alle loro domande e poi si allontanano delusi, quando la loro ricerca non dà gli esiti sperati. Pensa quindi, spalleggiato da Zorzi, Corrao e altri autori, che la vera innovazione non sia quindi quella di mettere a disposizione un ampio spettro di materiali, ma quella di star cambiando il modo di scrivere e il mestiere degli storici. In questa prospettiva la rivoluzione elettronica ha accelerato una trasformazione della materia e dell'artigianato storico. Considerazioni analoghe sono ribadite anche da storici e in sedi più tradizionali. Paolo Prodi (sulla rivista "Il Mulino") sottolinea come sia ormai tramontata l'immagine dell'historia magistra vitae e le si debba sostituire quella della storia come archivio dinamico del passato. In questo processo di ridefinizione epistemologica della storia si ritorna lentamente a rivalutare la sua funzione letteraria (un tema anticipato alcuni decenni or sono da Lawrence Stone, Viaggio nella storia, Roma-Bari, Laterza, 1987) e soprattutto a deprezzare una lettura teleologica delle vicende umane e della pratica storiografica. Inoltre la nascita stessa del Web pare suggerire meccanismi lavorativi e intellettivi nuovi: si pensi in primo luogo all'idea di collaborazione e di co-autoria, prima rifiutata soprattutto per ragioni concorsuali. In pratica la storia diviene (a somiglianza della rete) una raccolta collettiva di storie, che gli studiosi devono verificare, organizzare e rinarrare adattandole al pubblico cui ci si rivolgono. L'elemento intrattenitivo riacquista quindi importanza e tuttavia si accompagna a un elemento didattico-scientifico (la verifica della veridicità, perché il racconto storico non deve essere inventato; l'organizzazione o riorganizzazione della narrazione). In un certo senso si torna alla storia come exemplum, ma di organizzazione del discorso e della riflessione.

In questo processo lo storico e il docente di storia acquistano un ruolo di guide e di allenatori. Si devono impegnare ad insegnare come raccontare e come trovare le storie da raccontare. Devono disegnare i portolani con i quali fare vela tra gli archivi fisici e quelli digitali, nei siti e nelle biblioteche. Per dare il mio contributo a questa fatica ho raccolto e riscritto in questo e-book una serie di recensioni (al proposito ringrazio il mensile "Storia e Dossier" della Giunti per avermi permesso di riutilizzare alcune puntate della mia rubrica www.history) e di singole lezioni. Tutto il materiale è raggruppato in cinque parti: tre cronologiche (antichità e medioevo; antico regime; età contemporanea) e tre diacroniche. In queste ultime preciso alcuni temi affrontati nelle parti precedenti, oppure tratto argomenti come il gioco e le identità cosiddette etniche, che attraversano tutti i periodi della storia umane. Nelle prime approfitto dell'accostamento tra libri e siti prodotti negli ultimi anni scorsi per verificare anche nuove proposte di periodizzazione. Credo infatti che una migliore scansione delle cesure temporali possa aiutare la didattica e la ricerca. All'inizio di ogni singola parte una mini-introduzione cercherà quindi di definirne i confini temporali e di sottolinearne alcuni elementi caratterizzante. Tuttavia ogni parte è anche un contenitore creato a posteriori, quindi con un minimo di artificialità. Questo e-book è infatti nato per accumulo di materiali, piuttosto che per pianificazione accurata, ma d'altra parte il tornante del millennio ha costituito un momento di forte e imprevedibile rottura del tessuto culturale e storiografico, cui eravamo
abituati nell'altro secolo.

(…)

Parte II
Umanesimo, antico regime ed età moderna

Nei manuali universitari si è progressivamente alterata l'antica divisione tra
antichità, medioevo, età moderna ed età contemporanea, come dimostra la
scansione dei quattro volumi di Adriano Prosperi e Paolo Viola, Storia moderna e
contemporanea (Torino, Einaudi, 2000): I. Dalla Peste Nera alla guerra dei
Trent'anni; II. Dalla Rivoluzione inglese alla Rivoluzione francese; III.
L'Ottocento; IV. Il Novecento. Naturalmente non tutti gli autori hanno acceduto
a queste ipotesi di periodizzazione, ma anche chi ha proseguito a mantenere
cesure più tradizionali ha mostrato di aver ben presente la necessità
d'inquadrare l'età moderna in un mondo meno canonico di quanto era possibile
soltanto qualche anno fa. Si vedano al proposito due bei libri quali Cesarina
Casanova, L'Italia moderna. Temi ed orientamenti storiografici (Roma, Carocci,
2001) e Augusto Placanica, L'età moderna. Alle radici del presente: persistenze
e mutamenti (Milano, Bruno Mondadori, 2001). In ogni caso nella pratica
scientifica si è infatti progressivamente accettato che i secoli operanti da
cerniera tra gli evi della periodizzazione canonica devono godere di maggiore
importanza.

Tra l'antichità e il medioevo ha acquisito una maggiore autonomia la fase che
ingloba il cosiddetto tardo-antico e l'altomedioevo. In pratica si riconosce una
peculiare indipendenza a un periodo di transizione che non è più antichità
classica, ma non è ancora il medioevo come tutti lo intendono. All'altro capo
dell'età di mezzo si è invece accentuato il distacco del Tre-Quattrocento dal
corpo centrale del medioevo vero e proprio. Questi due secoli sono già da tempo
considerati assieme al primo Cinquecento come un periodo a sé stante, grosso
modo corrispondente all'età dell'umanesimo enucleata da molti studi ormai
classici. Tuttavia sin dall'Ottocento lo studioso ed uomo politico Alexis de
Tocqueville ha ipotizzato l'esistenza di un "antico regime", una fase della
storia che non era più medievale, ma che precedeva l'ingresso violento nella
modernità provocato dalla Rivoluzione francese. Non sono molti gli storici che
oggi sottoscrivono intieramente la tesi di Tocqueville, comunque tanti pensano
che la cosiddetta età moderna deve essere allargata ad accogliere Tre e
Quattrocento, una volta considerati medievali, e quindi ripartita in un paio di
fasi, concatenate ma distinte. Bisogna infatti considerare che, se da un lato
l'età moderna si amplia a scapito del medioevo, dall'altro eredita il secolo tra
la Restaurazione post-1815 e la prima guerra mondiale. Questa infatti è divenuta
con la fine dello scorso millennio la data d'inizio della storia contemporanea,
anche sulla scia del successo di un fortunato libro di Eric J. Hobsbawm (Il
secolo breve, 1994; tr. it. Milano, Rizzoli, 1995). Con questi progressivi
spostamenti dei confini cronologici l'età moderna è diventata una sorta di vera
e propria età di mezzo tra il medioevo propriamente detto e l'età contemporanea
e al contempo si è allungata a dismisura. Di conseguenza è divenuto necessario,
come già anticipato, dividerla in due fasi. Una prima possibilità è quella di
separare un antico regime, corrispondente ai secoli XIV-XVIII, da un'età delle
rivoluzioni che inizia con quella americana (1775) e si chiude con la grande
guerra e la Rivoluzione russa (1917). Un'altra è quella di separare un'"early
modern history" (secoli XIV-XVII) da una storia moderna propriamente detta che a
partire dal secondo Seicento vede rafforzarsi la centralizzazione dello Stato.
In questa seconda ipotesi è anche possibile sottolineare il ruolo autonomo
dell'Ottocento, attribuendogli un manuale autonomo: è il caso della già citata
opera di Prosperi e Viola, ma hanno fatto altrettanto anche Tommaso Detti e
Giovanni Gozzini (Storia contemporanea, I, L'Ottocento, Milano, Bruno Mondadori,
20002).

Questi riassestamenti delle periodizzazioni non sono chiaramente visibili sul
Web, dove la scansione temporale dei manuali è raramente discussa, tuttavia
risaltano dagli accostamenti dei vari siti e mostrano come la storia moderna,
pur nella sua subalternità alla storia medievale e a quella contemporanea stia
cercando di costruirsi un proprio percorso.

(…)


7. Mazzini

Sullo scorcio del millennio appena finito alcuni contributi sulla storia del Risorgimento italiano hanno riportato in auge la figura di Mazzini. Nei quattro o cinque anni precedenti questo personaggio era infatti scomparso dall'orizzonte del lettore medio, nonostante che tutti lo avessero dovuto studiare con minore o maggiore reverenza durante gli anni scolastici e che su di lui fossero state ancora scritte opere di non poco peso nella prima metà degli anni novanta.
Troppo religioso per affascinare la sinistra e troppo eterodosso per attirare anche la destra più patriottica, la fortuna di Mazzini aveva sofferto un colpo troppo rude con l'affacciarsi alla ribalta politica delle spinte leghiste e federaliste e il quasi contemporaneo affossamento del partito repubblicano. Il ricordo dell'esule genovese era così finito nel ghetto delle pubblicazioni
specializzate, alcune delle quali di grande acume come per esempio il numero speciale per il 150° Anniversario della Repubblica romana del 1849 della "Rassegna storica del Risorgimento", supplemento al quarto fascicolo del 1999.

Invece Michele Finelli ("Il prezioso elemento". Giuseppe Mazzini e gli emigrati italiani nell'esperienza della scuola italiana di Londra, Verrucchio, Pazzini Editore, 1999) ha saputo dare una nuova prospettiva alla vicenda del lunghissimo esilio londinese e, pur con qualche ingenuità, l'ha diligentemente inquadrata nella storia dell'immigrazione italiana in Gran Bretagna. È così riuscito a trascinarla fuori dalle secche della storia patriottica e a suggerire un nuovo approccio che andrebbe approfondito, come d'altronde tutto il quadro dell'emigrazione politica italiana tra Otto e Novecento. Roland Sarti (Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, Roma-Bari, Laterza, 2000) ha invece proceduto alla stesura di una biografia più tradizionale, ma vivace, ben
documentata e ricca anche di materiali sui periodi in genere più trascurati. Soprattutto ha concluso il suo volume con un suggestivo saggetto sulla fortuna di Mazzini e ha indicato perché la cultura politica italiana stesse comunque dimenticandolo. Sviluppando quanto scritto da Sarti si potrebbe quindi dire che l'apporto di Bossi o di Miglio è stato soltanto l'ultimo passo di un processo già in atto.

Dopo aver letto i due libri viene ovviamente la curiosità di vedere cosa si dica su Mazzini nella rete italiana. La prima prova dà risultati confortanti: 1.207 pagine su Altavista e 1.700 su Google. Il problema è che una grandissima parte riguardano le scuole dedicate a Mazzini, un'altra i francobolli (vedi http://www.mediasoft.it/francobolli) e molte non dicono comunque un granché.
L'Istituto mazziniano di Genova (http://web.tiscalinet.it/Mazzinihouse) presenta, per esempio, in maniera troppo sbrigativa l'edificio natale dell'esule e offre link ai musei risorgimentali di Torino, Milano, Vicenza, Bologna, Piacenza, Ferrara e Palermo. La pagina sul restauro del monumento a Mazzini nella capitale (http://www.comune.roma.it) non è molto più avvincente.

Fortunatamente la Domus Mazziniana di Pisa ha invece un bel sito, che informa sulle attività sue museali e librarie, nonché sulla stessa vicenda dell'istituzione. Http://www.domusmazziniana.it è articolato in sei sezioni: attività della Domus; vita e opere di Mazzini; archivio; biblioteca; bollettino; e pubblicazioni. Più una storia del sito stesso. La prima sezione descrive il
programma più recente e i cicli di conferenze della Domus, mentre un'apposita appendice riassume la genesi dell'istituzione. La seconda presenta una biografia e una bibliografia di Mazzini, il testo dei Doveri dell'uomo, una descrizione della casa del nostro e una pagina sui siti in qualche modo a lui dedicati, sulla quale torneremo. La terza raccoglie l'indice dei mittenti nell'archivio e
la descrizione dei fondi archivistici; riporta inoltre alcuni testi mazziniani. La quarta elenca le riviste nella biblioteca e presenta il fondo Piraino. La quinta offre numeri del "Bollettino" e l'indice degli articoli dal 1952 al 1996. La sesta elenca infine le collane e le pubblicazioni della Domus.

Per quanto ci riguarda è particolarmente interessante la pagina sugli indirizzi mazziniani in rete. Questa conferma infatti quanto scoperto empiricamente e cioè la povertà dell'offerta. Indica quindi soprattutto gli indirizzi di alcune biblioteche e di qualche museo. Critica implicitamente la presentazione online dell'Istituto mazziniano, di cui tuttavia non conosce l'indirizzo su tiscalinet, visto che rimanda al sito del comune di Genova e a http://www.museionline.com.
Suggerisce di trovare aggiornamenti bibliografici tra riviste, quali per esempio l'"Archivio Storico Italiano" http://www.storia.unifi.it) oppure "Studi Storici" (su www.liberliber.it), l'archivio di stato fiorentino
(http://www.unifi.it) e alcune istituzioni universitarie straniere: l'Institute of Historical Research dell'Università di Londra (http://history.cc.ukans.edu) oppure la già citata raccolta di testi dell'Università Fordham (http://www.fordham.edu/halsall). Indica infine che per i testi francesi si deve andare sul sito Gallica della nuova Biblioteca Nazionale francese.

La Domus Mazziniana presta anche attenzione agli indirizzi che offrono biografie mazziniane (vedi http://www.evo.it) o sintesi di storia risorgimentale (http://www.geocities.com). Ricorda infine che il più bel sito risorgimentale italiano è quello creato dal Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, il quale mette in rete anche materiali sulla sala dedicata a Mazzini.

In conclusione il sito pisano è un ottimo strumento per chi voglia approfondire o anche soltanto iniziare lo studio di Mazzini. Inoltre è uno dei primi siti italiani all'altezza di quelli stranieri, anche se in alcune pagine rivela una certa goffaggine nel rendere parole con l'apostrofo, con la dieresi o accentate: un piccolo errore che andrebbe curato per migliorare la fruizione di un
utilissimo sussidio.

7. Mazzini e la Repubblica Romana

Nel centocinquantesimo anniversario della Repubblica Romana alcune istituzioni della Capitale sono intervenute per sollecitare una ripresa d'interesse per quell'evento. L'Archivio di Stato di Roma ha esposto una ricca messe di documenti, tra i quali alcune lettere di Mazzini. I testi e le immagini sono stati raccolti in Roma, Repubblica: venite! Percorsi attraverso la
documentazione della Repubblica Romana del 1849, a cura di Monica Calzolari, Elvira Grantaliano, Marina Pieretti e Angela Lanconelli, con introduzione di Luigi Londei, Roma, Gangemi, 1999, secondo quaderno della "Rivista Storica del
Lazio", rivista scientifica sviluppatasi sotto gli auspici dell'Assessorato (poi Dipartimento) per la Promozione della Cultura, dello Spettacolo e del Turismo della Regione Lazio.

Lo stesso Dipartimento ha sponsorizzato assieme al Centro Studi Americani di Roma Gli Americani e la Repubblica Romana del 1849, a cura di Sara Antonelli, Daniele Fiorentino e Giuseppe Monsagrati (Roma, Gangemi, 2000), una raccolta di
saggi storico-letterari accompagnati da un'ampia scelta di testi ottocenteschi.
L'attenzione americana e quella europea alla Repubblica Romana sono inoltre sviscerate nel numero speciale per il 150° Anniversario della Repubblica romana del 1849 della "Rassegna storica del Risorgimento" (supplemento al quarto
fascicolo del 1999).

La Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma ha dedicato a La Repubblica Romana del 1849 e la difesa del Gianicolo una mostra (marzo-maggio 2001) basata su immagini d'epoca. Il catalogo (Fondare la nazione. I repubblicani del 1849 e la difesa del Gianicolo) è stato curato da Lauro Rossi e pubblicato dai Fratelli Palombi. Da notare che la Biblioteca studia da tempo di quello che possiamo considerare il lungo Ottocento (dalla Rivoluzione Francese, e in particolare dal Triennio giacobino in Italia, alla Grande Guerra) e ha un ottimo sito per seguire le sue iniziative (http://www.moderna.librari.beniculturali.it).

A proposito di Internet vale la pena di ricordare la pagina, con illustrazioni tratte dalla Collezione Primoli del Museo del Risorgimento di Roma, sulla difesa militare della Repubblica Romana nel Museo virtuale dell'esercito italiano
(http://www.collezioni-f.it/museo/museo.html). Sempre sul Web vedi infine la cronologia della Repubblica Romana a cura di Paolo Deotto: http://www.cronologia.com/storia/a1849a.htm.

In questi volumi e in queste pagine Web torna continuamente la figura di Giuseppe Mazzini, il triunviro della Repubblica Romana che spinse per protrarre la resistenza ai francesi. Abbiamo già segnalato il ritorno di interesse per l'esule genovese, oggi Sergio Luzzatto ribadisce l'importanza del personaggio con La mummia della Repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato 1872-1946, Milano, Rizzoli, 2001. Il volumetto è un ampliamento un po' frettoloso, ma ricco di notazioni intelligenti, di un lavoro apparso sulla "Rivista Storica Italiana" (2000, pp. 654-702) e ispirato dalla recente passione dell'autore per la storia
dei corpi. Dopo aver scritto alcuni dei migliori libri italiani sulla Rivoluzione francese (Il terrore ricordato, Marietti 1988 ed Einaudi 2000; L'autunno della Rivoluzione, Einaudi 1994), Luzzatto ha infatti iniziato a indagare sul "corpo del duce" nell'iconografia d'epoca e in quella successiva alla sua morte (Il corpo del duce, Einaudi 1998; L'immagine del duce, Editore
Riuniti 2001). Lo spostamento verso il Novecento ha incontrato il favore del pubblico e della stampa, ma ha sollevato anche decise critiche da parte dei colleghi.

Con Mazzini Luzzatto si è riavvicinato ai lidi meglio conosciuti, pur continuando l'esplorazione dei "corpi" celebri. Quello del triunviro, defunto come è noto a Pisa nel 1872, fu pietrificato per essere sepolto nel cimitero genovese di Staglieno. Luzzatto segue il dibattito su tale operazione e sul tentativo di fare della salma, così conservata, la reliquia di una religione civile. Annota quindi come i tempi cambiarono e come il ricordo di Mazzini non bastò per fornire un elemento unificatore all'Italia repubblicana. Il sepolcro cadde nell'oblio, ma il culto mazziniano ebbe momenti di ripresa, in particolare durante il ventennio fascista, quando fu conteso dal'intelligentsia di regime e da alcuni oppositori, e nei primi anni della Repubblica italiana. Nel 1946,
scrive Luzzatto, il sepolcro fu riaperto e la salma studiata. Qualche anno dopo alcuni irriducibili provarono a celebrare il centenario della Repubblica Romana, ma la passione civile stava esaurendosi e il ricordo del passato repubblicano
impallidiva di fronte alle nuove battaglie.

È inutile riverificare sulla rete la fortuna mazziniana, perché lo abbiamo fatto nel capitolo precedente, si può invece partire da http://www.iue.it/LIB/SISSCO/, la home page della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, per vedere di trovare qualcosa su Luzzatto. Se digitiamo il suo nome nell'apposito modulo di ricerca, scopriamo che ha collaborato con un articolo sulla cultura nella Francia di Luigi Filippo ad una delle prime riviste sul Web diffuse in Italia: "Cromohs. Cyber Review of Modern Historiography" (http://www.unifi.it/riviste/cromohs/1_96/index1.htm). Inoltre che il suo studio
sul corpo del duce ha avuto una discreta eco (vedi http://digilander.iol.it/bava78/lett99.htm). Infine troviamo un'intervista ad
Alain Boureau sullo studioso tedesco Ernst Kantorowicz (http://www.grandlivredumois.fr/static/actu/rencontres/kantorowicz.htm), il primo ad occuparsi, dopo essere emigrato negli Stati Uniti, dei "corpi" nella storia e quindi ad aprire la strada a Luzzatto con il magistrale I due corpi del re, apparso nel 1957 e proposto in Italia da Einaudi nel 1989. In Luzzatto c'è tuttavia un di più, rispetto a Kantorowicz e a Boureau, probabilmente legato al fatto che il corpo morto da lui indagato non è tanto quello di Mazzini, quanto quello della Rivoluzione (sia pure mancata, come nel Risorgimento italiano). Si legga al proposito l'illuminante recensione di Gabriele Pedullà (Luzzatto,
stendhaliane autopsie, "Alias", 2 giugno 2001, p. 17), un critico letterario, che ogni tanto compie fulminee ed efficaci incursioni nel campo della scrittura storica.

(…)

Da notare subito che in questa rassegna Giuseppe Garibaldi è totalmente assente!

Buona lettura e a presto

Montalto di Castro e Pescia Romana ha detto...

Monica!!! Ma un testo così lungo mi scoraggia... appena ho un po' di tempo lo leggerò.

Monica ha detto...

Ma dai! La prossima volta manderò solo l'indirizzo web!
Ciao

Monica ha detto...

Aggiungo una bibliografia sul Lazio:

Almagià, Roberto, Lazio, [Torino], UTET , stampa 1966.

Anagni, a cura della Societa , 1951-1958, 3 v.

Angelini, Edmondo, Bibliografia e saggio storico sulla bibliografia della Provincia di Latina (aggiornamento al 1977), Latina, Camera di Commercio, [197?].

Annali del Lazio meridionale: storia e storiografia, 1, n. 1 (feb. 2001)- Biblioteca della Fondazione Marco Besso.

Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, [Roma], Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma.

Archivi storici unificati, Gli archivi unificati della Curia vescovile di Rieti, fonte di storia (Secc. 10.-20.), Rieti, Editrice Massimo Rinaldi, 1996 - Biblioteca Vallicelliana.

Archivio di Stato di Roma, Roma, Repubblica: venite! Percorsi attraverso la documentazione della Repubblica Romana del 1849, a cura di Monica Calzolari, Elvira Grantaliano, Angela Lanconelli, Marina Pieretti, Introduzione di Luigi Londei, Roma, Gangemi, - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma.

Bartoccini, Fiorella-Strangio, Donatella (a cura di), Lo Stato del Lazio, 1860-1870, Roma, Istituto naziona le di studi romani, [1998].

Biblioteca provinciale Roma, Memorie d'autunno. Libri e stampe di interesse demoetnoantropologico della Biblioteca Provinciale, Bibliografia dei documenti esposti in mostra, [Roma : Biblioteca Provinciale di Roma , 2002?

Bollettino della Società Romana di Storia Patria per il Lazio Meridionale (Sezione di Anagni).

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Osbat Luciano (a cura di), Guida alle fonti per la storia dell'area Flaminia Tiberina, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1985 - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma.

Panorama: specchio settimanale del Lazio, 1 (18 mag. 1978)-, Roma,Compagnia del Sale, 1978 - Biblioteca nazionale centrale – Firenze.

Piano Mortari Maria Teresa e Scandaliato Ciciani Isotta (a cura di), Le fonti archivistiche : catalogo delle guide e degli inventari editi, 1861-1991, introduzione e indici dei fondi: Paola Crucci, [Roma] : Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1995 - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma

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Rivista storica del Lazio, A. 1, n. 1 (1993) - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Roma.

Roma e il Lazio negli archivi Alinari, testi di Luigi Magni e Wladimiro Settimelli; a cura di Wladimiro Settimelli, Firenze, Alinari, 1989 - Biblioteca dell'Istituto della enciclopedia italiana Giovanni Treccani..

Schlosser, Palaste, Landsitze, Abtei, Sanktuarien, und Denkmaler im Latium - [S.l.], Enti provinciali per il turismo di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo, 1963.

Sette giorni nel Lazio: settimanale di politica, cronaca, attualità e sport, A. 1, n. 0 (11 mar. 1995)-, Velletri, P.P.A. Artena, [1995] - Biblioteca nazionale centrale - Firenze.

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